Europa: varie Industrie

L'industria automobilistica europea è controllata da cinque produttori, ciascuno con una quota dal 10 al 15% del mercato; a due produttori stranieri di vecchio insediamento (General Motors e Ford) e ai giapponesi che operano in Europa va, a ciascuno, il 10-12% del mercato. L'automobile conserva il suo ruolo centrale nell'occupazione: circa il 10% dei posti di lavoro industriali dei Paesi avanzati è determinato in modo diretto о indiretto dall'industria automobilistica. La produzione europea di automobili è la più importante del mondo: 41,7% della produzione mondiale nel 1970, 39% oggi. Su un parco automobilistico mondiale di circa 500 milioni di vetture, il 25% circola nell'Europa comunitaria. L'industria automobilistica è fortemente esportatrice, ma gli interscambi avvengono soprattutto fra i Paesi della CEE.

La chimica europea si presenta come un settore fortemente in­novativo e competitivo, sempre meno differenziato nei suoi tradizio­nali comparti e sempre più associato ad altre attività, come l'elettro­nica, i nuovi materiali, il tessile, l'agricoltura, la medicina e l'ambiente. Con il 30% della produzione mondiale, la chimica e la farmaceutica europee, fortemente esportatrici, conservano il primo posto nel mondo. Sei dei dieci leader mondiali della chimica sono europei. La Germania è dal 1968 il primo esportatore mondiale di prodotti chimici. Fortemente legato alla chimica, anche il settore agroalimentare è un punto di forza dell'economia europea, grazie a giganti come la svizzera Nestlé e l'inglese Unilever.

L'industria tessile. Settore determinante nell'industrializzazione delle nazioni europee nel Settecento, l'industria tessile ha rappresentato fino alla metà del nostro secolo un simbolo della potenza economica dei Paesi più industrializzati. Questa posizione è stata profondamente modificata dallo sviluppo del commercio mondiale e, negli ultimi trentanni, dalla diffusione dell'industria tessile in molti altri Paesi del mondo. Non pochi Paesi in via di sviluppo hanno infetti scelto il settore tessile come asse privilegiato della loro industrializzazione. Dal 1987 la CEE (come del resto gli USA e il Giappone) non è più fra i principali produttori mondiali di fibre artificiali.

L'industria tessile europea è oggi un settore in crisi, che ha perso negli ultimi vent'anni più della metà dei suoi posti di lavoro. Per affrontare questa delicata fase congiunturale le aziende hanno dovuto integrarsi con società dell'industria chimica e petrolchimica, produt-


trici di fibre sintetiche. Un tentativo è stato fatto anche verso l'integrazione verticale, concentrando nella stessa impresa tutte le fasi di lavoro. Molte società europee hanno inoltre basato i loro sforzi sulla creatività e sulla ricerca di nuovi mercati. La Francia e l'Italia sono leader dell'alta moda e utilizzano questo marchio di qualità per sviluppare la loro immagine nel mondo.


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