Gianvito: Benigni?

 

Stefano Garroni: Benigni. Criminale perché tutto è portato sul tema ironico, tutto diventa divertente: i nostri soldati che in Jugoslavia sparavano ai bambini, li tiravano per aria e gli sparavano: c’è da ridere? I campi di prigionia in Italia per portare la gente in Germania. Il contributo che i francesi hanno dato alla politica delle SS, i francesi di Vichy: la Francia non ha solo la grande tradizione del [marxismo], ma anche quella dei fascisti francesi che erano terrificanti.

I fascisti ucraini, che per quanto è stato detto in televisione scandalizzavano anche le SS naziste per la loro crudeltà.

Voi sapete che recentemente in Estonia (o in Lituania) è stata fatta una statua alle SS con protesta della popolazione di origine russa che è una minoranza della popolazione.

Cioè voi vedete che la realtà della politica è la realtà del dominio di classe che si riempie la bocca dei termini democrazia, libertà, individuo, o quello che volete, non ha importanza; ma quello che conta è andare a vedere che cosa fa, e per capire che cosa fa bisogna guardare ai rapporti di produzione, ai livelli di vita, ai livelli di lavoro, ai livelli di sfruttamento: alle condizioni reali.

 

6/7

Stefano Garroni: Ora, il Programma di transizione dice questo, e dice anche: “Voi operai appena conquistate qualcosa – sia pure provvisoriamente – costruite un organismo che gestisca quella vittoria, sia pure momentanea”, come gli operai hanno sempre fatto. Questa non è un’invenzione di Trotskij: tutta la storia del movimento operaio, dalla Comune di Parigi, mostra che quando gli operai conquistano qualcosa subito creano un loro organo di autogoverno, ed è l’origine del soviet.

Ma l’origine del soviet che vuol dire? Vuol dire ‘non in parlamento’: non domani ma oggi. I motivi dell’attualità ci sono, il problema è sapere: esistono le gambe umane che lo portano avanti?

Per questo quando la compagna l’altra volta diceva: “Noi dobbiamo osservare se questi obiettivi valgono ancora o bisogna sostituirli”. Il problema è sapere che rapporti avete con gli operai, questo è il problema.

 

Gianvito: Si, con la classe che dovremo rappresentare…

 

Stefano Garroni: È chiaro. Il problema è: parliamo con loro!

Ce ne nadiamo?

 

Pina Micucci: Ci hai scioccato!

 

Paolo Massucci: Sarebbe interessante esaminare quali sono state le condizioni per cui i bolscevichi sono riusciti a conquistare il potere…

 

Stefano Garroni: Perché tutti credevano che non ce l’avrebbero fatta. Tutte le rivoluzioni comuniste vincenti sono state vinte quando l’avversario non credeva che avremo vinto. Castro non era preso sul serio dagli americani, poi ha cominciato a rompere i coglioni perché ha nazionalizzato questo e quell’altro e gli hanno detto: “Ao!”.

Trotskij stava in prigione in America, Lenin “lo hanno mandato i tedeschi”[…]

 

[…] scusate ma c’è una cosa che secondo me è importante: una volta uscì un manifesto elettorale che recitava: “Essere comunisti è bello”, invece essere comunisti è brutto, bruttissimo, scomodissimo, di una scomodità folle. Però è bellissimo sotto un altro aspetto: non è idealismo, ma tu comunista hai da cominciare ad essere qui. Voglio dire che nel 68 girava una frase ad equivoco: “La vita privata è politica, il privato è politico”, che a tutta prima sembrava una politicizzazione del privato, mentre invece era una privatizzazione del politico nel senso che i tuoi problemi di masturbazione diventavano un problema politico.

 

7/7

Stefano Garroni: La questione è un’altra invece: che qui c’è un impegno costante, di ognuno, cioè essere comunista vuol dire assumersi una responsabilità terribile, perché è di fronte alla storia. Uno si vergogna a dirlo addirittura, perché che è? Dove sta? Dove lo tocco? Ma è questo! Durante il fascismo c’erano dei compagni che hanno sopportato la disoccupazione avendo famiglia e figli pur di non prendere la tessera fascista. Io credo che il movimento del 68 ha dato l’esempio chiaro: appena è stato possibile hanno imbucato tutti, dal partito socialista, all’università, qua, là ecc., e questa perdita di durezza morale, di saldezza morale, questo credo che sia un tema che noi dobbiamo affrontare perché è legato a tante cose…

 

Gianvito: Allo sfacelo che stiamo vivendo adesso anche...

 

Stefano Garroni: Certo! Ma per esempio io credo molto all’importanza formativa dell’arte, del teatro, della musica. Tenete presente quali sono i comici in Italia oggi: la volgarità più volgare, e questa è una cosa che scoraggia, che allontana la testa dalla propria responsabilità, che esalta l’elemento animale umano, cioè è tutto il contrario di quello che noi dobbiamo fare.

Io credo che c’è una politica culturale in questo senso e me ne frega assai se quell’autore è un compagno, non è un compagno, è marxista o non è marxista. Proust è marxista? No! Però è fondamentale leggerlo, a patto che oggi si conosca l’esistenza di Proust, cosa di cui io dubito, credo però che fosse giusto quell’atteggiamento dei partiti comunisti che cercavano anche di regolare un po’ la giornata dell’attivista, vedendo in essa anche un momento di studio, di impegno critico, per cui è scandaloso che tu fai due riunioni con dei compagni trotzkisti e nessuno ha letto un solo testo… Trotskij poveraccio!

 

 


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