Paolo Massucci: È un argomento da bambino oggi?

 

Stefano Garroni: Oggi è da bambino perché per esempio lui non considerava che il tempo di lavoro per estrarre l’oro e l’argento era sostanzialmente stabile, e quindi permetteva di valutare il tempo di lavoro necessario per fare le altre merci: era un’unità di misura perché sostanzialmente aveva questa stabilità, è chiaro?

Ora, per rendere le cose un po’ più semplici d’ora in poi per valore d’uso io dico GW (Gebrauchswert) e valore di scambio (Tauschwert) TW.

 

Ermanno Semprebene: Sicuro che ce le rendi più semplici?

 

Stefano Garroni: No, però io lo faccio per questo fatto: che alla manifestazione io ho visto una cosa molto bella, e cioè nel vostro raggruppamento ad un certo momento c’era un negro che portava la vostra bandiera: non l’ho visto in altri raggruppamenti. Ora, l’internazionalismo è una cosa seria per noi, e vuol dire questo: che tu hai da farti capire. Se tu parli italiano e vai in Svezia, ma chi cacchio ti capisce? Tu ti devi far capire quindi devi in qualche modo approfittare di tutte le occasioni per allargare il tuo universo linguistico e per abituarti al fatto che non è una stupidaggine leggere in lingua gli autori.

Nel modo di esprimersi degli economisti inglesi la merce è dapprima qualunque cosa necessaria, utile o piacevole per il vivere, oggetto dei bisogni umani, mezzo di vita nel senso più ampio del termine ”.

Voi sapete che in inglese merce si dice commodity e questo è interessantissimo: se il termine italiano ‘merce’ non appiattisce la cosa sul valore d’uso, il termine inglese – usando commodity per merce - l’appiattisce sul valore d’uso, cioè il valore di scambio qui proprio non si vede, ma è una commodity, quindi è qualcosa di utile.

 

Paolo Massucci: Però c’è anche ‘good’.

 

Stefano Garroni: Ma quello è ‘bene’ in generale, per esempio: ‘Io lascerò molti beni ai miei figli’.

Questo esserci della merce come valore d’uso e la sua esistenza naturalmente manifesta coincidono ”, cioè quello che dicevo prima: l’albero in quanto albero ha certe proprietà e quindi corrisponde alla possibilità di soddisfare determinati bisogni umani.

Il frumento per esempio è un determinato valore d’uso diverso dal valore d’uso del cotone, del vetro, della carta ecc. e il valore d’uso ha valore solo per l’uso e si realizza solo nel processo del consumo

Qui ci sono due osservazioni da fare. Primo: nella prospettiva dell’economia classica il consumo non fa parte del processo economico perché è il momento in cui la merce scompare: viene consumata. Il processo economico invece è un processo ininterrotto in cui continuamente si investe e si rimette nel mercato: se tu accumuli oro come fa il vecchio signore feudale oppure divori tutto quello che hai, esci dal circuito economico.

 

5/9

Stefano Garroni: Ovviamente questo significa né più e né meno che l’economia è disumana perché non si può dire che lo scopo dell’economia è soddisfare i bisogni umani, no! Perché deve girare il meccanismo, e per girare bisogna che tu non mangi. Non è una situazione incredibile: la vediamo tutti i giorni.

Secondo: “… il valore d’uso ha valore solo per l’uso e si realizza solo nel processo del consumo ”.

Il discorso è chiaro mi pare, però qui c’è un problema: Marx usa spesso (e anche Hegel) il termine finish. Per esempio se io ho delle carrozze ferroviarie e non ho i binari su cui farle passare, questa carrozze ferroviarie non sono un valore d’uso, ma lo sono quando sono impiegabili, quando esistono le condizioni della loro impiegabilità, quindi appunto, il finish al valore d’uso non è dato dal fatto che sta qui, ma dal fatto che qualcuno lo consumi.

Ovviamente nell’ambito dell’economia capitalistica il consumo deve essere tale da riprodurre plusvalore, da non interrompere il ciclo ma rimettere in movimento il ciclo. Per cui Marx nota che quel medico che guarisce l’operaio dal suo male produce indirettamente plusvalore.

Con buona pace dei postmodernisti, Marx sa perfettamente che è la società capitalistica nel suo complesso che produce plusvalore. Non sono solo quelli con le mani callose che stanno in fabbrica.

Quelli che aggiustano le autostrade in modo che le merci possono viaggiare rapidamente e quindi tagliano i tempi del processo dalla produzione alla vendita, i tempi di trasporto, anche questi contribuiscono alla produzione di plusvalore.

Dite quello che vi pare insomma, ma primo: i gruppi comunisti in generale sono abituati a pensare che gli operai non ci stanno più, e secondo: che esistono altri problemi. Ma che gli operai ci siano e che gli altri problemi siano collegati all’esistenza dell’operaio come classe sfruttata… tu puoi sentire i sindacalisti che dicono: “Ma questi operai sono cretini e non capiscono niente”, non è che sei tu sindacalista cretino [che non sai spiegare le cose].

Ora invece qui è importante che la concezione di Marx è che l’intera società capitalistica contribuisce alla produzione di plusvalore, ecco perché l’attacco è all’ intero, alla società capitalistica.

Io sentivo un compagno che diceva: “Noi come partito raccogliamo le istanze degli operai per andare in parlamento e tradurle in leggi”: allora non hai capito niente [questo è proprio il meccanismo per spiegare dove vai] perché tu devi attaccare anche il parlamento però.

Quindi ecco, questa faccenda del finish: state attenti perché prima lo dicevo: l’inizio della filosofia non è esprimibile in parole, ma è solo quando il concetto si è sviluppato che potrò dire: “Questo è la filosofia”, quindi all’inizio c’è il confuso, c’è l’indeterminato, e quindi appunto ciò di cui non si può dire.

Questo significa per esempio che l’inizio della logica di Hegel non è un testo dialettico: c’è tutta una prima parte della logica di Hegel che non è un testo dialettico, perché il testo dialettico comincia quando appare il linguaggio e il pensiero: dialettica, linguaggio e pensiero fanno tutt’uno. Attenti che oggi noi stiamo in un’epoca di attacco furibondo contro il pensiero, contro il linguaggio, anche se la dialettica non viene attaccata perché nessuno sa che è, però è interessante che l’attacco contro il linguaggio è l’attacco contro la ragione, e la dialettica è il procedimento logicamente più radicale. Lenin diceva che noi siamo con gli amici delle forme, e gli ‘amici delle forme’ è proprio espressione platonica per dire scienziati: la parte nostra è quella della scienza, della ragione, e non quell’altra. Quell’altra è l’ideologia dominante a sinistra, oggi non c’è dubbio: lavoro, ragione, responsabilità, dovere, disciplina, organizzazione: [direbbero]: “Ma di che parli?”

Quale che sia la forma sociale della ricchezza i valori d’uso contrappongono sempre il loro contenuto indifferente a tale forma ”, cioè qui il discorso è che il legno per esempio ha proprietà e caratteristiche tali per cui ci sia il feudalesimo, lo schiavismo, il capitalismo o il socialismo, ha quelle proprietà e serve a quelle determinate cose, a soddisfare determinati bisogni. Ovviamente questo discorso qui è espresso in maniera un po’ rigida perché Marx sottolinea ne L’ideologia tedesca un tema che riprende da Hegel, e cioè che nello sviluppo della storia, essendo la storia un che di profondamente unitario, cioè uomo e natura sono in continua interazione, allora succede che ogni sviluppo di processi naturali ha ripercussioni sullo sviluppo psichico dell’uomo e ogni sviluppo psichico dell’uomo ha ripercussioni sulla capacità dell’uomo di manipolare la natura e quindi io oggi posso scoprire che il legno ha una certa qualità che per secoli non è stata vista, per cui il valore d’uso del legno acquista una componente nuova, è chiaro? Ovviamente tutto questo è possibile con uno sviluppo della scienza, il che vuol dire della società, del rapporto uomo-natura e uomo-società.

E qui c’è una cosettina graziosa: “ Quale che sia la forma sociale della ricchezza, i valori d’uso contrappongono sempre il loro contenuto indifferente a tale forma ”, è il discorso di prima per cui l’albero ha le qualità dell’albero ecc.

 

6/9

Stefano Garroni: “ Mangiamo di gusto il frumento, chiunque sia che lo abbia coltivato: il servo della gleba russo, il contadino parcellizzato francese o un capitalista inglese ”, cioè qui a Marx interessa sottolineare questa relativa indipendenza dal valore d’uso per cui il pane è un dono …

Io qui ho detto ‘coltivato’ secondo la traduzione italiana, però il termine che usa Marx è un altro: è bauen che significa costruire. Sono i muratori che bauen, e quindi, appunto, non è vero che la gente mangia il grano, ma mangia il grano manipolato, quindi in realtà non è che noi siamo indifferenti a chi l’ha coltivato, ma siamo indifferenti a chi – avendolo coltivato o avendolo acquistato – lo manipola e lo trasforma in un altro prodotto.

Qui è interessante anche che questa merce (non il pane, ma una qualunque) in quanto valore d’uso, per esempio un diamante che però non va considerato esattamente come diamante in quanto è una merce, ma dove esso serve come valore d’uso da un punto di vista estetico o meccanico, al seno di una ragazza allegra nelle mani di un operaio, esso è diamante e non merce, ma è merce in quanto è indifferente rispetto all’uso che se ne fa.

Appunto, di nuovo torna il problema: il valore d’uso deve divenire valore di scambio, deve entrare nel ciclo capitalistico di scambio continuo. Se quel diamante io lo uso per fare una collana a mia moglie, non è più dentro il ciclo economico ma è fuori. Di nuovo: la soddisfazione di un bisogno umano è la morte del processo economico.

Fermiamoci qui adesso e chiacchieriamo…

 

Alessandra Ciattini: In riferimento alla chiesa cattolica, leggendo un’opera di Weber, lui dice che la chiesa cattolica non ha mai condannato ufficialmente l’usura perché rispetto ai grandi usurai cattolici chiedeva a questi che si impegnassero in caso di una probabile futura condanna a non praticare più l’usura, però in realtà non l’ha mai presa una decisione.

 

Stefano Garroni: Questo mi ricorda Pascal che chiama il gesuita che – facendo questa mossa [Stefano indica un bottone della sua giacca] - dice: “Per quest’anima quello che dico è vero”. Ora, l’interno del bottone all’epoca si chiamava anima.

 

7/9

Gianvito: Di cose da dire ce ne sarebbero tante…

 

Stefano Garroni: Dille!

 

Gianvito: …ma la cosa che mi ha colpito di più è proprio questo concetto che nel 1700 c’era una società, quindi c’era un comunismo un po’ più terra terra, nel 1800 un comunismo più scientifico e quindi più tosto insomma… ma oggi?

I luoghi di produzione sono simili a quelli del 1800? È cambiato qualcosa? Che è cambiato? Come è cambiato? Sono dubbi che io ancora non riesco a risolvere.

Io sono un impiegato e non ho le mani callose, non sto in una catena di montaggio, quindi non ho l’idea di operaio, ma forse di proletariato si, perché mi sento veramente, non dico schiavizzato, ma di bastonate ne abbiamo prese. I partiti comunisti di massa non ce ne stanno più…

 


Понравилась статья? Добавь ее в закладку (CTRL+D) и не забудь поделиться с друзьями:  



double arrow
Сейчас читают про: