Stefano Garroni: In Europa

 

Gianvito: In Europa, almeno in Italia, in Francia, Germania, paesi più o meno dell’est, Spagna, Grecia ecc., non ci sono partiti di massa che movimentano milioni di lavoratori che danno sfogo alla lotta… perché sennò succede come hai detto tu, che scendiamo in piazza in migliaia di persone, ma poi? E ci sarà un motivo! Interessi personali? La poltrona?

 

Stefano Garroni: Voi forse ricordate negli ultimi anni della sua esistenza il Partito Comunista Italiano si faceva sostenitore di un’Italia diversa, si diceva che “bisogna cambiare”, però quel ‘diversa’ non veniva mai specificato, cioè diversa in che? Dove? Come? “Dobbiamo cambiare”, ma come? Cosa?

Ecco, io credo che un fenomeno da registrare, che il signor Marx a metà dell’800 aveva già registrato in ambito economico è questo: la capacità del capitalismo, della società capitalistica nel suo complesso, di affrontare i temi - anche nuovi - in modo da non affrontarli nel senso che sono talmente nuovi che non hanno radici, non hanno una storia, non sono comprensibili: come sono venuti fuori? Risposta: “Non si sa, è nuovo”.

Io credo che il Partito Comunista Italiano sia stato fortemente vicino a Stalin con il crollo dell’Unione Sovietica inevitabilmente.

Il comunismo francese – questo è interessante perché il Partito Comunista Francese non riesce ancora a darsi un nuovo nome - fa una politica di merda, peggiore di quella che facevano i comunisti italiani, ma non riesce a far accettare i compagni di abbondare il termine ‘partito comunista’, e contemporaneamente si sono formati vari settori di compagni interni o esterni al partito che si stanno organizzando per la ricostruzione del partito rivoluzionario e hanno promosso lotte importanti, come quella su primo salario, sulla riforma universitaria. Per Gaza hanno fatto un numero di manifestazioni enorme rispetto a noi per esempio.

In Germania a me sembra che sia molto importante il fatto che la rivista borghese Der Spiegel – diciamo il Corriere della Sera locale ma non nell’edizione quotidiana – faccia un’inchiesta per cui risulta che il 90% dei tedeschi dell’ex Repubblica Democratica Tedesca rimpiangono la Repubblica Democratica Tedesca. Il 90%!

Noi abbiamo avuto occasione di conoscere un compagno, un ex impiegato della Repubblica Democratica Tedesca: questo fa la fame perché non gli hanno riconosciuto la pensione.

Voi ve lo ricordate quando cominciavano a cadere i paesi socialisti si parlava sempre di questo, ma oggi chi parla mai, non so, della Bulgaria? Non se ne parla più. Perché? Perché stanno peggio!

Della Polonia se ne parla unicamente perché c’è la faccenda della chiesa ma per esempio non si dice che avendo l’Europa votato una legge per cui l’operaio che da Varsavia viene qua o a Parigi ecc. prende il salario che qua prende l’operaio che fa quel mestiere e che ha quella qualifica ecc., allora in Polonia si è costituita una società che di nascosto fa emigrare la gente che viene impiegata a salari più bassi. Questo però la televisione non lo dice.

Io ho l’impressione che noi siamo bombardati da due termini: unità e rivoluzione: “Versace ha realizzato una vera e propria rivoluzione nella moda”, oppure: “Questa macchina è rivoluzionaria”. Non solo ma è anche molto importante essere solidali anche, per esempio questi bambini palestinesi non ha più da mangiare, allora si dice: “Mandiamogli da mangiare”. Ma non gli hai mandato prima gli aeroplani per ammazzarli?

Cioè abbiamo tutto quanto un mondo che ci parla di tutta una serie di cose tranne che di una: i rapporti sociali di produzione.

Per esempio che la situazione meglio garantita nel codice penale italiano (non è opinione mia ma di un magistrato) sia la proprietà privata, è una notizia interessantissima, ma chi lo sa?

 

Paolo Massucci: Perché favorire la proprietà privata con le leggi è l’unico modo per creare disparità, perché altrimenti dovrebbero apertamente dire: “Queste sono le classi e tu hai questi privilegi”

 

Stefano Garroni: È evidente.

Allora ecco, ognuno deve vedere che noi abbiamo avuto anche quel fenomeno complesso da giudicare nel 68 italiano ed europeo che sicuramente ha significato anche la ripresa di una tematica rivoluzionaria, ma ha significato anche la realizzazione da parte del padrone di quello che aveva cercato di fare mille volte ma non ci era mai riuscito, e cioè separare il PC dagli operai, con la conseguenza di fregarli tutti e due.

 

8/9

Stefano Garroni: Voi ricorderete quelle assemblee in cui si parlava dell’unità tra il movimento operaio tradizionale e i nuovi movimenti. I nuovi movimenti erano gli ecologisti, gli omosessuali e le femministe: qual è il nesso tra queste cose e i rapporti sociali di produzione?

 

Paolo Massucci: Non si vede.

 

Stefano Garroni: Non solo non si vede ma è chiaro che se tu dai come obiettivi di libertà cento cose e non gradui qual è la più importante e qual è la meno importante, allora io ti soddisfo per esempio per 99 obiettivi ma una no: i rapporti sociali di produzione. E tu come un fregnone: “Ahhhh, abbiamo vinto! Abbiamo avuto l’abbattimento dell’esercito di leva”, e quindi l’esercito professionale: tutta una serie di fascisti armati che sono disponibili ad andare ad ammazzare.

Ora, io credo che il Partito Comunista Italiano non abbia avuto nessuna capacità di intendere che cosa è successo nel 68, quali stravolgimenti della quotidiana organizzazione sociale stavano alla base del 68. Dall’altro lato il gruppo dirigente di questo movimento sono stati gli studenti, c’è poco da fare: ignoranza politica, ignoranza di vita, mancanza di abitudine a lavorare e organizzazione alla disciplina, e quando hanno scoperto il partito lo hanno scoperto nel modo più dogmatico: Servire il Popolo, Stella Rossa, il Partito Comunista d’Italia. Voi ve lo ricordate la gente che girava con il Libretto rosso?

A me capitò una volta a Milano: grande riunione internazionale – non mi ricordo per che – ed eravamo moltissimi e andiamo allo stadio di San Siro. Gli stalinisti vanno per primi e occupano i posti seduti. Le formazioni trotzkiste arrivano per seconde e stanno nel campo da gioco con gli stalinisti che minacciano l’aggressione e noi che pigliamo i bastoni per difenderci. Ora, in una situazione del genere è ovvio che il padrone poi vince.

Quando noi abbiamo dovuto accettare – perché questa poi è la realtà – che un vecchio signore anarchico cade da una finestra e muore (chissà perché), e che un commissario che l’ha accompagnato alla finestra è innocentissimo, è una persona democratica, buona, e sono cattivi quelli che lo hanno ammazzato, questa è una barbarie.

Noi abbiamo visto, nel corso di quegli anni di piombo, che l’organizzazione capitalistica è tale per cui anche un maresciallo dei carabinieri può avere il compito di premere un certo pulsante per cui si mette in movimento tutto quanto un apparato potentissimo e le BR lo fanno fuori scoprendo a noi tutti che il piccolino dentro il complesso della società capitalistica funziona per il funzionamento della società capitalistica, e che quindi c’è una barriera tramite questo piccolino.

Quando noi abbiamo voluto il sindacato di polizia perché anche loro sono lavoratori, appunto, il calabrese, il siciliano figlio di contadini che nella sua famiglia ha avuto sicuramente gente arrestata o ammazzata dalla polizia e che decide di fare il carabiniere, è un traditore non è un lavoratore. Se fai il sindacato dei traditori, può addirittura diventare traditore anche il sindacato.

Allora, io credo che a fare un’analisi obiettiva… proprio ieri sera stavo a cena con un professore che diceva a una studentessa: “Ecco vedi, le nuove povertà: tu sei laureata e non hai lavoro”. E io alla studentessa: “Vedi le nuove povertà quanto sono vecchie?”

Voi sapete che da Il Manifesto a tutta la stampa di sinistra si parla delle nuove povertà, ma dove stanno? Sono disoccupazione, bassi salari ecc.: ammazza che novità!

 

Paolo Massucci: Però c’è un salto perché magari erano comuni nell’800, però in Italia e in Europa c’era stato dal dopoguerra fino agli anni ‘80 c’era stata una crescita della classe operaia. In questo senso forse si dice che è una novità.

 

Stefano Garroni: Della classe operaia in Italia?

 

Paolo Massucci: Dalla fine della seconda guerra mondiale fino agli inizi degli anni ‘80…

 

Stefano Garroni: Ah quando c’era un grosso partito comunista, un grosso scontro di classe e l’Unione Sovietica che metteva paura? Si, si, siamo d’accordo.

 

Pina Micucci: Posso aggiungere Stefano che noi qualche anno fa siamo andati a fare una specie di seminario in una sede di Rifondazione mi pare…

 

Stefano Garroni: Rifondazione a Trastevere.

 

Pina Micucci: Una signora intervenne dicendo che questo tipo di studi anche di Marx ecc. erano superati perché adesso dobbiamo pensare ai poveri e non ai lavoratori e al rapporto capitale-lavoro: adesso l’emergenza sono i poveri. Non so se il concetto è cattolico…

 

Stefano Garroni: Evangelico.

 

Pina Micucci: Evangelico sganciato da un legame di rapporto sociale…

 

Stefano Garroni: Per integrare questo e dire una cosa che mi pare poi quella decisiva: prima che quella signora dicesse questa cosa, riconobbe che l’intervento che avevo fatto io era esattamente leninista e disse: “Si, si è vero: Lenin dice proprio questa cosa”. Quindi tu comunista de Il Manifesto che tra poco andrai a dirigere Liberazione, riconosci che io dico cose che sono quelle di Lenin e dici che “però non bisogna farle perché ci sono i poveri”.

 

Ermanno Semprebene: Beh la presa di distanza da un certo tipo di comunismo è evidente…

 

Stefano Garroni: Si ma non era ancora così evidente in quegli anni là insomma.

Però il fatto grosso, a mio modo di vedere, è che noi oggi abbiamo tra i comunisti, tra i vari gruppi comunisti, dei gruppi dirigenti che non funzionano, che sono vecchi, che sono cresciuti sul marxismo vecchio che gratta gratta è quello dello stalinismo. Il fatto stesso che i trotzkisti si chiamino trotzkisti: quando Trotskij interrogato su questo dice: “No, questo è Stalin che lo vuole, noi siamo bolscevico-leninisti”, perché non c’è, come dire, uno spazio suo (di Trotskij), no! C’è un movimento reale, profondo, mondiale che pone dei problemi e la necessità di certe soluzioni.

Ma chi lo conosce Trotskij? Io ho partecipato ad una riunione in cui un giovane docente universitario di Bari (non faccio nomi perché lo conosciamo tutti) dice: “Quell’assurdità della rivoluzione permanente per cui tutti nello stesso momento devono fare la rivoluzione”…

 

Risate

 

Stefano Garroni: Questo è assistente universitario comunista noto che ha fatto un sacco di cose ecc. Quando dicevo quella faccenda secondo cui “noi con il partito raccogliamo le istanze operaie e poi andiamo al parlamento per tradurle in legge”, io parlavo di un compagno dei Comunisti Italiani.

Credo non si possa parlare di Rifondazione perché non si sa cosa sia.

 

9/9

Stefano Garroni: Ora, noi abbiamo un gruppo dirigente vecchio, sclerotico, che non capisce più, e il nostro compito grandissimo è quello di riproporre nei termini reali il pensiero di Marx e di Lenin, confrontandolo con la realtà attuale, e allora scopriamo non solo che quel nuovo a cui si faceva riferimento, guarda un po’ sta già nel terzo libro del Il capitale, nel Capitolo VI Inedito.

Lenin prima di morire partecipa ad un Congresso del partito (non mi ricordo se era il nono o il decimo) in cui fa un’analisi spietata dell’URSS la cui conclusione è: “È possibile che noi credendo di realizzare il socialismo in realtà restauriamo il capitalismo”. Nell’analisi parla della burocrazia, delle circostanze internazionali, dei rapporti di forza: chi l’ha mai letto? Chi l’ha mai discusso? Chi l’ha mai cercato di capire?

Ecco, io credo che non per antipartitismo, ma al contrario per avere un partito reale, credo che in sostanza dobbiamo far fuori il gruppo dirigente attuale dei vari gruppi.

 

Gianvito: Non è male come idea.

 

Risate generali.

 

Pina Micucci: L’altra volta avevi fatto quella proposta dei capitoli, e io ho fatto le fotocopie…

 

Stefano Garroni: Ah si certo. Questo è un libro Cent’anni dopo Il capitale, ogni capitolo è scritto da un autore diverso e lo distribuiamo in modo che ognuno fa una relazione. […]

 

 

Stefano Garroni primo ricercatore CNR ed ex docente di filosofia a “La Sapienza” università di Roma: collettivo di formazione marxista “Stefano Garroni”. Per avere informazioni di ogni genere o anche segnalazioni per eventuali errori è possibile contattarci

 

 


Понравилась статья? Добавь ее в закладку (CTRL+D) и не забудь поделиться с друзьями:  



double arrow
Сейчас читают про: